RITOGRAFÌA
per pianoforte solo
opera vincitrice del XVIII Concorso di Composizione Pianistica
di Treviso,1971
grado di difficoltà: medio-alto
durata: 10’ ca
anno di composizione: 1971
I esec.: Treviso, Teatro Comunale, 17.11.1971 - pf. B. Canino
Edizioni Suvini Zerboni, Milano
esiste la registrazione live su CD dell’esecuzione di
B. Canino
OPERA DEPOSITATA ALLA SIAE
Bruno Canino 
Ritografia, cronologicamente contigua
e successiva a Segni, propone una serie di decorsi musicali,
alieni da ogni predeterminazione. Accede a soluzioni formali
ispirate alla massima momentaneità. In Segni, la forma
aveva una direzionalità. L'episodio-tema era costituito
da un flusso di note singole (una sorta di moto perpetuo nel
registro medio-grave), che progressivamente evolveva verso
sincronie, inizialmente costituite da due suoni simultanei.
Le sincronie divenivano poi, gradualmente, di tre, quattro,
cinque e più suoni, sfociando in una sincronia terminale
dallo spessore massimo. Il graduale depauperamento del flusso
delle note singole perveniva - al termine dell'episodio –
ad uno stadio nel quale le note separate risultavano assenti
a favore delle sole sincronie.
Questo tipo di sviluppo formale, orientato, intenzionale,
è assente da Ritografia. In questo secondo pezzo per
pianoforte, il segno non è inteso come rappresentazione
del suono (di un suono dunque immaginato prima del segno),
ma bensì come gesto propiziatorio per accedere ad un
mondo sonoro, non preventivamente immaginato. Un gesto nel
quale individuare lo stimolo per attivare soluzioni formali
svincolate da ogni intenzionalità. Soluzioni formali
scaturenti dalla scrittura stessa, divenuta in tal modo un
rito per evocare sonorità altre, versanti acustici
inesplorati. Il titolo testimonia appunto il procedimento
appena illustrato.
Nell'erratico tracciato del pezzo ci sono momenti di grande
estaticità, nel corso dei quali è usato un mezzo
armonico mai esplorato prima. Si tratta di forme armoniche
complesse costituite dalla simultaneità di segmenti
di cluster e di accordi veri e propri. La somma delle due
componenti (il cluster e l'accordo) risulta essere ancora
un accordo, ma più ricco e complesso, di sonorità
nuova. Non si verifica da parte del segmento di cluster presente
nella sincronia alcuna annichilazione dell'accordo che assume
invece più ricche risonanze.
Di Ritografia Mario Messinis
ha scritto su Il Gazzettino del 18.11.1971:
«Ritografia di Davide Anzaghi pare uscire come Minerva
dal cervello di Giove. Non sappiamo niente di questo giovane
compositore, ancora quasi sconosciuto; eppure la sua Ritografia
rivela una voce nuova, destinata, se non siamo cattivi profeti,
ad ambiziosi traguardi, Per la prima volta anche l'avanguardia
(questa parola, ovviamente è eufemistica) è
venuta alla ribalta nella rassegna trevigiana con un autore
legato alle ultime vicende della Nuova musica. Non abbiamo
che da rallegrarcene. Ritografia è tra i più
importanti lavori pianistici apparsi in Italia… Anzaghi
sembra infatti essere insieme attratto dalle frazionate trame
strumentali…e dalla speculazione ipnotica, di estrazione
statunitense. Questa Ritografia è un’impercettibiIe
miniatura, condotta sulla soglia del silenzio con sobria eleganza...».
|