DUE
IMPROVVISI
per pianoforte solo
grado di difficoltà: medio-alto
durata complessiva: 15’30’’ ca.; singola:
8’30’’ ca. (I ), 7’ ca. (II)
anno di composizione: 1985
I esec.: luogo e data non ancora rintracciati
pianista: Bruno Canino
Edizioni Suvini Zerboni, Milano
esiste la registrazione in studio della Rai
OPERA DEPOSITATA ALLA SIAE

Dotati di una scrittura pianistica mossa
e vivace, nonostante talune estatiche sonorità, i Due
Improvvisi non sono formalmente apparentati con gl’illustri
prototipi romantici. Del romantico Improvviso conservano più
il carattere improvvisativo che quello della forma storicizzata.
Inoltre la giustapposizione fra zone sospese ed episodi d’intensa
concitazione mostra che la parola “improvviso”
è stata scelta per additare la predetta contrapposizione
fra situazioni “d’improvviso” evocate. Composti
in empatia massima con la tastiera i Due Improvvisi fluiscono
verso la loro conclusione attraversando zone di differente
impegno pianistico.
La salda strutturazione della materia e la spontaneità
paiono i segni della felice dialettica nella quale convivono
organizzazione e invenzione.
Il Primo Improvviso esordisce con figurazioni rapide che suscitano
la risonanza di taluni armonici. Segue un crescendo che sfocia
in una zona di estatica sonorità. L’alternanza
di segmenti formali rarefatti e di episodi intensamente vivaci
è caratteristica di questo e dell’altro Improvviso.
Prima della concitata conclusione un episodio omoritmico –
portante l’indicazione “teso e isocrono”
– appare.
Il Secondo Improvviso si apre con una contrapposizione fra
sonorità rarefatta e figurazioni rapide e icastiche.
Si sviluppa poi un segmento formale incentrato sui trilli.
Analogamente al precedente Improvviso atolli di estatica contemplazione
appaiono “improvvisi” (per l’autore la parola
possiede anche e soprattutto questo significato) fra l’ondosa
turbolenza di un mare agitato.
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